Preliminare a ogni intervento di bonifica, la caratterizzazione è l’insieme delle attività dirette a ricostruire i fenomeni di contaminazione delle matrici ambientali, al fine di ricavare le informazioni necessarie a realizzare il progetto di bonifica e la sua successiva esecuzione.
Per stabilire se un sito potenzialmente contaminato può essere valutato non contaminato o contaminato si effettua l’analisi di rischio. Nel caso di contaminazione accertata, questo strumento consente di determinare sia i rischi collegati all’esposizione, sia gli obiettivi di bonifica.
Se dalla caratterizzazione emerge che il sito è contaminato, diventa necessario attivare un progetto di risanamento, che può consistere in un intervento di bonifica oppure in una messa in sicurezza, operativa o permanente. Una volta conclusa l’attività di risanamento, l’autorità competente rilascia il certificato di avvenuta bonifica.
Interventi di bonifica eseguiti senza la movimentazione/rimozione di materiali, suolo o acque sotterranee. Si tratta di tecniche vantaggiose sia in termini di costi esecutivi sia in termini di impatto ambientale.
Interventi eseguiti con movimentazione/rimozione di materiali, suolo o acque sotterranee, da trattare all’interno del sito.
Interventi che prevedono attività di scavo e rimozione di materiali, terreno o acque sotterranee, con successivo conferimento in impianti di trattamento o discariche autorizzate esterne al sito.
Sfrutta la capacità dei microrganismi naturalmente presenti nel terreno o nelle acque, o introdotti artificialmente, di degradare i contaminanti; favorendo la crescita microbica si velocizzano i processi di risanamento.
Si basa su processi che inducono la trasformazione chimica del contaminante per diminuirne la concentrazione o la tossicità oppure per contenere la contaminazione.
Ha come obiettivo il cambiamento dello stato fisico degli inquinanti, per favorirne l’estrazione o la stabilizzazione.
Secondo dati Ispra, il ricorso alle tecnologie in situ per il risanamento dei terreni è aumentato nel tempo: se nel 2014 soltanto il 13% degli interventi era realizzato con tecnologie in situ (con il 3% di trattamenti biologici e il 10% di trattamenti fisici e chimici), in forza della maggiore attenzione ai temi della sostenibilità ambientale ed economica nel 2022 il dato è arrivato al 33% degli interventi (12% trattamenti biologici e 21% trattamenti fisici e chimici).
Per il risanamento delle acque di falda, il numero degli interventi in situ è passato dal 20% degli interventi complessivi nel 2014 (4% di trattamenti biologici e 15% di trattamenti fisici e chimici) al 60% nel 2022 (15% di trattamenti biologici e 45% di trattamenti fisici e chimici).
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