Il biorisanamento è una tecnologia di bonifica che sfrutta la naturale capacità dei microorganismi presenti nel sottosuolo, o appositamente introdotti, di degradare i contaminanti organici. Garantendo le condizioni ottimali per la crescita delle colonie microbiche (pH, temperatura, potenziale redox, quantità di ossigeno, nutrienti, ecc.), queste vengono utilizzate per trasformare i composti organici in anidride carbonica, acqua e/o biomassa.
I contaminanti inorganici e i metalli non possono invece essere biodegradati, ma l’azione dei microorganismi può comunque mutarne lo stato di valenza e così provocarne l'assorbimento, l’immobilizzazione nel suolo, la precipitazione, l’accumulo e la concentrazione all’interno della biomassa, con conseguente diminuzione delle concentrazioni nella matrice ambientale impattata.
La strategia di biorisanamento attivo maggiormente applicata è la cosiddetta enhanced bioremediation (biostimolazione), una tecnica finalizzata a stimolare i processi di biodegradazione mediante aggiunta di nutrienti (azoto, fosforo, ecc.) e/o altri reagenti (ossigeno, lattato, ecc.), al fine di fornire l’energia necessaria ai microrganismi per crescere e realizzare i processi di degradazione.
Le principali tecnologie di biorisanamento sono:
- bio-venting, prevede l’iniezione di aria nei terreni insaturi per incrementare il quantitativo di ossigeno e stimolare l’azione di biodegradazione dei batteri autoctoni;
- bio-sparging, utilizza i microrganismi autoctoni per biodegradare i componenti organici nella zona satura, attraverso iniezioni di aria;
- bio-slurping, combina elementi di bio-venting e pompaggio sottovuoto del prodotto libero, al fine di recuperarlo dalle acque sotterranee e contemporaneamente stimolare i processi degradativi ad opera dei microorganismi autoctoni nell’insaturo;
- bioaugmentation, vengono introdotti nel sistema esistente microorganismi selezionati in base alle popolazioni autoctone o isolati in laboratorio, in base alla capacità di degradare specifici contaminanti presenti (batteri alloctoni), al fine di accelerare i processi di biodegradazione.